Onorevoli Colleghi! - La crisi del mercato del lavoro nell'intera Puglia e in modo particolare nella provincia di Foggia ha assunto dimensioni drammatiche, nonostante la volontà e l'impegno sia delle amministrazioni locali che dei singoli cittadini. A dimostrazione di ciò vi è, dopo tanti anni, un crescente fenomeno di emigrazione con moltissimi giovani costretti ad andare a lavorare al nord. Nel 2002, secondo i dati forniti dall'Istituto nazionale di statistica, oltre 2.500 giovani della Capitanata sono andati a cercare lavoro altrove e questo dato è ulteriormente cresciuto negli ultimi anni. Altro elemento che dovrebbe far riflettere è che non solo i giovani e i neolaureati sono costretti a emigrare, ma che questo fenomeno investe intere famiglie. Se a ciò aggiungiamo il fallimento sostanziale della legge n. 383 del 2001 che nella provincia di Foggia ha prodotto risultanti irrilevanti, emerge un quadro devastante fatto di crisi e di lavoro nero con un aumento esponenziale della precarietà, con il più del 50 per cento delle aziende e dei piccoli produttori che si rivolgono, per la mano d'opera, alle agenzie di lavoro temporaneo. Tanto è vero che la Puglia ha registrato, a differenza di altre regioni del sud, un aumento dei disoccupati, con una perdita di occupati stimata nell'ordine delle 22.000 unità tra il 2003 e il 2002. Non c'è quindi da meravigliarsi se in questa situazione continua a crescere il fenomeno della microcriminalità e della criminalità organizzata non solo nelle città ma nell'intera provincia di Foggia, con un imprenditore su quattro che è costretto a pagare il «pizzo». Ancora una volta, quindi, ci troviamo di fronte all'emigrazione, al lavoro nero, all'aumento costante del lavoro precario, all'aumento della criminalità. È necessario non perdere tempo: bisogna immediatamente ricominciare quel cammino